Il Dio Etrusco Tages (o Tagete) & Tarconte da un Punto di vista Storico e Archetipico Pagano


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TAGES (e Tarconte)

L’Analisi di Tages verterà su due campi d’interesse diversi:

  1. Tages dal punti di vista storico-archeologico
  2. Tages da un punto di vista archetipico ed esoterico

A) TAGES DAL PUNTI DI VISTA STORICO-ARCHEOLOGICO

tages-scarabeoINFORMAZIONI GENERALI: Tages viene ricordato dalla Tradizione, come un personaggio leggendario che civilizzò gli Etruschi rivelando loro una raccolta di norme etico-religiose, con le quali sacralizzare ogni azione della vita quotidiana. La fonte classica più antica che abbiamo su Tages, è Cicerone (I secolo a.C.), che nel suo De Divinatione (II, 23) dichiara di rifarsi direttamente ai Libri degli Etruschi. Cicerone narra che mentre un contadino stava arando la terra nel territorio di Tarquinia, fece un solco nel terreno più profondo del solito (un solco normale va dai 20 ai 30 cm, uno profondo dai 40 ai 150 cm) e da questo balzò fuori Tages, un bambino, con le conoscenze di un vecchio saggio. Alle grida meravigliate del contadino una folla di ascoltatori accorse da tutta Etruria. Questi stettero a sentire con attenzione le parole dell’essere soprannaturale e le misero per iscritto. Ciò che Tages rivelò era il nucleo centrale della Scienza Aruspicina, i cui principi permisero agli Etruschi di continuare a integrare e accrescere queste conoscenze.

A Tages vengono attribuiti in specifico i Libri Haruspicini, relativi alla sfera del sacrificio e alla lettura del disegno divino nelle viscere delle vittime animali, i Libri Acherontici, che riguardavano l’Oltretomba e le prescrizioni cerimoniali (sacrifici e preghiere) per il defunto, infine un’opera sul potere divinatorio dei tuoni e una sui terremoti (tà seismotropicà). A Tages si fanno comunque risalire anche i precetti raccolti negli Ostentaria, Calendari in cui erano catalogati i Prodigi (Ostenta), i Libri Rituales, Manuali per rituali pubblici e privati, i Libri Fulgurales, summa della dottrina etrusca sui fulmini (attribuita non solo al Dio Tages, ma anche alle rivelazioni della Ninfa Vegoia) e infine i Libri Fatales, compilazioni sulle norme oscure del Fato dell’essere umano e del Destino della Nazione Etrusca.

ASPETTI SECONDARI DEL MITO di TAGES: Le fonti successive a Cicerone vanno dal I al VI secolo d.C. . Si tratta di autori romani, quindi non etruschi, di epoca tarda, spesso pagani convertiti al cristianesimo, che in parte integrano le informazioni di Cicerone, in parte le contraddicono o le rendono più confuse.

indovino_cacu– Ovidio (43 a.C. – 17 d.C.), poeta romano, nelle sue Metamorfosi (15, 558)ci racconta che Tages non saltò fuori dalla Terra, ma che egli stesso era una Zolla che si mosse da sola e prese forma umana, quasi fosse la Manifestazione di uno spirito della Terra.
– Sesto Pomeo Festo (II d.C.), grammatico romano, nel suo Compendio del De verborum significatione di Verrio Flacco, ci dice che Tages era figlio di Genio e nipote di Giove. Questa informazione dal sapore romano, sposta la nostra attenzione sul Genius dei romani, che secondo Censorino era una sorta di spirito custode di una famiglia o di un individuo. Viene perciò da chiedersi se Tages fosse un Genius Loci o il Genius stesso della famiglia del Contadino, dato che, come vedremo, l’identità di questo personaggio è legata linguisticamente a Tages e alla città di Tarquinia.

– Sempre Censorino (III sec. d.C.), grammatico romano, nel suo De Die Natali (IV, 13) ci dice che Tages rivelò la disciplina etrusca «cantando». Questo dato porta la nostra attenzione sullo stretto legame tra la Profezia e il Canto accompagnato dalla Cetra, sacra ad Apollo e a Orfeo. Uno specchio etrusco di Bolsena, ora al British Museum, ci mostra un personaggio di nome Cacu, un Profeta in posa apollinea, nell’atto di divinare suonando la cetra, che viene sorpreso in un bosco dai famosi fratelli Vibenna di Vulci, mentre un giovinetto trascrive le sue Profezie.

– Arnobio (255 – 327 d.C.), retore e apologeta convertito al cristianesimo (Arnobio 2, 69) conferma che nessuno prima di Tages osservava fulmini e lampi, convalidando la sua indiscussa autorità sull’Etrusca Disciplina.

– Isidoro di Siviglia (560 – 636 d.C.), funzionario bizantino dell’età di Giustiniano, nel suo Ethymologiae (VII, 9) ci dice, infine, che l’apparizione di Tages durò solo un giorno, poi morì. Aggiunge però che Tages non tornò più, sottintendendo che la morte coincide con la fine dell’apparizione soprannaturale.

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IL CONTADINO TARCONTE: Non si può parlare del mito di Tages, senza narrare anche la storia del Contadino a cui apparve. Fonti tarde come Giovanni Lido, ci informano che il suo nome era Tarconte ed ebbe e mantenne un rapporto preferenziale con Tages, rispetto alle altre persone che accorsero ad ascoltarlo. Con terminologia romana, nel Commento a Lucano, viene definito Flamine Diale, indicando così il suo rango di Sacerdote di Giove, confermato dal fatto, che generalmente sono i Sacerdoti che trascrivono le profezie. Sempre nel Commento di Lucano si legge che coloro che accorsero ad ascoltare Tages e che ne trascrissero la disciplina erano i figli dei principi delle dodici città/popoli dell’Etruria (Festo). Per Censorino erano i Lucumoni stessi, i Re-Sacerdoti, che regnavano in quel momento in Etruria. Tarconte, secondo Giovanni Lido, trascrisse la Disciplina Etrusca sotto forma di Dialogo tra lui e Tages, dove il primo domanda, il secondo risponde. Nel Commento a Lucano si sottolinea che il bambino “scavato” fuori dalla terra sembrava un neonato, ma aveva i denti, quindi poteva parlare e lo faceva come un adulto. Tarconte lo sollevò dalla terra e lo collocò “nei luoghi sacri” per imparare da lui le cose segrete.

Il collegamento tra Tarconte, l’Aruspicina, Tages, Tarquinia e la Lega dei Popoli Etruschi trova una conferma in due evidenze archeologiche, una del III secolo a.C. e una della prima metà del I secolo d.C. . La prima è uno Specchio di Tuscania, ora al Museo Archeologico di Firenze, nel quale sembra che un aruspice, chiamato Pava Tarchies, tradotto come “il piccolo Tages”, insegni l’Aruspicna a Avl Tarchunus, cioè Tarconte e ad altri personaggi, tra cui una donna, alla presenza del dio Veltune, la divinità che presiedeva al Santuario federale delle 12 Città Etrusche.

Un’altra testimonianza di questo legame la troviamo nel cosiddetto “Trono di Claudio”, un frammento di rilievo di pietra probabilmente di un altare, di età Claudia, rinvenuto a Cerveteri, che ora si trova nel Museo delle antichità Etrusche e Italiche a Roma. In esso si vedono tre personaggi, presumibilmente le divinità cittadine o i mitici fondatori, che rappresentano tre dei dodici popoli della lega etrusca. Quello che raffigura il popolo Tarquiniense, nelle sembianze di un Aruspice velato, che tiene in mano un fegato, potrebbe essere Tarconte o Tagete.

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IL NOME: Etrusco Tarchies, Latino Tages, Italiano Tagete.

Nel Commento a Lucano si legge che Tages, «[…] poiché nacque dalla terra fu chiamato Tagete (Tages), “apò tès gès” che in etrusco vale “voce mandata fuori dalla terra”.». L’etimologia è suggestiva, ma come si legge nello Specchio di Tuscania il nome originale etrusco di Tages è Tarchies. Il Dizionario d’Aversa riporta che Tarchies, Tachunus e Tarchunie, cioè Tarquinio, hanno tutti la stessa radice Tarc- (Chi greco) che appare diffusa soprattutto in Asia Minore. Altri studiosi partendo da queste considerazioni ipotizzano una suggestiva, ma indimostrabile connessione con il nome Tarhuna (con le varianti Taru, tarhunt, Tarhuwant, Tarhunta), nome ittita di un Dio del Cielo e della Tempesta, rappresentato in forma di animale come un Toro, fino ad arrivare a un improbabile collegamento con il nome della città di Troia (Tarui-sa/*Tarhuisa). Tarconte è attestato dalle fonti come fratello di Tirreno e fondatore di Taquinia. Gli viene attribuita la fondazione delle dodici città etrusche, per incarico del fratello, ma si pensa che questo mito servisse a rappresentare il momento in cui la città di Tarquinia assunse una notevole importanza in Etruria. (Tarquinia è anche la città che dette i natali a Lucio Tarquinio, il quinto Re di Roma.)

SIMBOLI, OGGETTI, ATTRIBUTI:
Attributi di Tages non sono conosciuti. Le fonti non descrivono nessun oggetto da lui posseduto. Dalle fonti iconografiche possono essere considerati oggetti o simboli attribuibili a Tages: il Cappello a punta da Aruspice e il Lapis Auguralis, al quale si appoggiavano gli Aruspici come mezzo di connessione con la Terra e il Cielo.


aruspice_su_lapis_auguralisEPITETO
: L’unico possibile epiteto conosciuto per Tarchies, se tale si può considerare, è Pava, cioè il “Fanciullo”.

DIVINITÁ ASSOCIATE: Secondo Giovanni Lido presso i greci Tages era equiparato a Hermes ctonio. «Questo bambino dunque era Tagete, che presso i Greci è anche Hermes ctonio, come in un luogo afferma anche Proclo Diadoco.»

TAGES DA UN PUNTO DI VISTA ARCHETIPICO ED ESOTERICO

NOTA: da questo punto ogni informazione rientra nel campo della rielaborazione personale, soggettiva, da un punto di vista esoterico che si ispira alle fonti originarie, ma non le rispecchia più storicamente. Considerando il collegamento tra Tages e la pratica dell’Aruspicina è bene precisare e ricordare che tutto ciò che rientra nel campo della più Pura Spiritualità non ha niente a che vedere con i sacrifici di animali e i sistemi di divinazione cruenta, atteggiamento, tra l’altro, già condiviso dalla ultimi profeti e filosofi del mondo antico, quali i Pitagorici, Apollonio di Tiana e Porfirio, con il suo de Abstinentia carnium. In questa sezione, dunque, non sarà preso in considerazione nessun rituale o sistema di divinazione cruento.

SFERA di INFLUENZA DI TAGES: Tages è una figura archetipica la cui missione è quella di insegnare agli Esseri Umani come comunicare con gli Dèi.

In termini Psicologici ed Esoterici ha quindi a che fare con:

  • la comunicazione con gli Dei dentro e fuori di noi:
  1. da una parte la meditazione stimolata da immagini simboliche e archetipiche, quindi l’introspezione, la ricerca e la lettura dei segnali che la nostra Anima ci invia attraverso sensazioni, immagini e sogni da interpretare, seguita dalla trascrizione di ciò che il nostro Maestro Interiore ci ha rivelato.
  2. dall’altra la necessità di cogliere anche i segnali intorno a noi sforzandoci di aumentare le nostre conoscenze e le nostre capacità mentali e sensoriali, ponendo attenzione a tutte quelle cose che normalmente ci sfuggono;
  • tutto ciò che può essere utile a mantenere o ristabilire la Pax Deorum dentro di noi, cioè l’equilibrio mentale, spirituale ed energetico della persona.
  • la realizzazione di Libri riguardanti la Comprensione delle Cose derivata dalla Conoscenza Superiore;
  • la Divinazione pura e semplice attraverso qualsiasi sistema divinatorio ci sia congeniale, ad eccezione ovviamente (come già detto) dei sistemi cruenti.

aruspici_etruschi_tomba_auguriStrumenti Rituali di Tages: è interessante notare che alcuni strumenti, indumenti e oggetti che possono essere attribuiti a Tages (e agli Aruspici), corrispondo a strumenti magici fondamentali usati nel campo della Magia e della Stregoneria.

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Il Cappello da Strega che protegge da influenze negative e ci connette con le energie cosmiche è simile al Cappello sacerdotale a punta degli Aruspici.

Il coltello da lavoro per tagliare, pulire, incidere, mescolare, ecc., ricorda il Coltello sacrificale dell’Aruspice Chalchas, indovino etrusco che appare su uno Specchio etrusco.

La Bacchetta per tracciare le direzioni ricorda il Lituus sacerdotale, il bastone di legno privo di nodi, ricurvo in cima, usato per delimitare il Templum etrusco, cioè il perimetro dello spazio sacro, entro il quale si compiono i lavori sacri e si prendono gli auspici.

La Spada/Pugnale che chiama, dirige e bandisce le Energie è l’Aratro di Tarconte che libera Tages aprendo e chiudendo la Terra. (Volendo si può usare il Lituus anche come Athame.)

le Sortes Cleromantiche antiche sono l’equivalente di qualsiasi strumento divinatorio antico e moderno

I Libri delle Ombre o altri Libri Esoterici dove si trascrive la Conoscenza interiore ed esteriore ricordano i Libri Sacri Etruschi in cui erano trascritti rituali e conoscenze.

Celebrazione Annuale: Non è conosciuta nessuna Festa di Tages. Per il legame con la Terra e il suo Sottosuolo Tages sembra trovarsi a cavallo tra le Divinità Terrestri e le Divinità Infere. Egli stesso appare come una Divinità dalla doppia natura: giovane e vecchio, intermediario tra gli Dèi e gli Esseri Umani, nello stesso giorno emerge dalla Terra e vi torna. Contemporaneamente non ha attributi riferibili alle divinità agresti, ma neanche attività che si svolgono nell’oltretomba, in quanto ha relazioni con i Vivi e non con i Morti, anche se ha dettato i precetti che riguardano la vita nell’aldilà. Appare durante l’Aratura dei campi, che per i Cereali avviene tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, poco prima della Semina che, invece, si effettua tra ottobre e novembre.

Colori di Tages: Tutti i colori della Terra dei Campi: dal Caolino ai Marroni aranciati alle Terre d’Ombra , fino al Nero.

Incensi e Pietre di Tages: tutti quegli Incensi che purificano l’ambiente e le energie, stimolano la meditazione, la chiarezza di pensiero, esaltano l’intelligenza e favoriscono le Facoltà “Divinatorie”. Se possibile sarebbe meglio usare profumi e aromi legati ai Boschi e alle Terre dell’Etruria.

Musica per la MEDITAZIONE: Tutte le Musiche che rilassano e concentrano la mente, sintonizzandola, ma anche quelle che favoriscono le percezioni sensazioni extrasensoriali.


flautietruschiOgnuno ha i suoi gusti e la sua sensibilità riguardo alla scelta delle sonorità più adatte.

P.S: Per entrare in armonia con gli Etruschi e il Mondo Antico si possono comunque usare anche Musiche create utilizzando gli antichi Strumenti Etruschi http://www.soundcenter.it/cdflauti.htm oppure dell’Antica Roma http://www.soundcenter.it/anticaroma.htm.

Corrispondenza Terrestre e Celeste: Non ci sono riferimenti a Tages sul Fegato di Piacenza. Essendo una Divinità del Sottosuolo, che si presenta a fine estate, poco prima della Semina e dell’equinozio di Autunno, Tages si trova nelle Regiones Maximae Dirae abitate probabilmente delle Divinità Infernali, che iniziano al Solstizio d’Estate e finiscono all’Equinozio di Autunno.

Questa Regione è considerata la meno favorevole, perché coincide con l’arsura estiva e la fine del ciclo vegetale del grano, che la collegano con il mondo dei morti.

Nell’Orientamento Terrestre questa Regione corrisponde all’Estate e alla direzione Sud-Ovest. Nell’Orientamento Celeste, corrisponde sempre all’Estate, ma alla direzione Nord-Ovest.

Rappresentazioni devozionali simboliche, alternative a statue e immagini: una Zolla di Terra, il Templum Etrusco.

:: Scritto da ARTHEA (Elena Frasca Odorizzi) ::


Fonti Storiche:

  1. Dizionario illustrato della civiltà Etrusca,a cura di Mauro Cristofani, Firenze, Giunti, 1985
  2. Etruschi, una nuova immagine, a cura di Mario Cristofani, Firenze, Giunti, 2000
  3. Etruschi, a cura di Davide Locatelli e fulvia rossi, Dizionari della Civiltà, Verona, Electa, 2009

Saggi:

  1. A. Palmucci, La figura di Tarconte: un ponte mitostorico fra Tarquinia e Troia, in Anatolisch und Indogermanisch (Anatolico ed Indoeuropeo), Acten des Kolloquiums der Indogermanischen Gesellschaft, Pavia 22-25 Settembre 1998 (Università degli Studi di Pavia, dipartimento Scienze dell’Antichità), Innsbruck, 2001, pp. 341-353.

Reperti e Fonti Iconografiche:

  1. Nascita di Tages con Tarconte su Scarabeo in corniola, IV-III a.C., Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
  2. Indovino Cacu su Specchio di Bolesna, ora al British Museum. Testo di riferimento, Adriano Maggiani, Gli Etruschi e il Sacro in Hintial – Il Sacro in terra d’Etruria, Atti del Convegno promosso dalla Quinta Commissione consiliare “Attività culturali e Turismo” del Consiglio regionale della Toscana Villa “La Mausolea”, Soci (Ar), 17 ottobre 2009.
  3. Il «Trono di Claudio», un frammento di rilievo di pietra probabilmente di un altare, di età Claudia, rinvenuto a Cerveteri, che ora si trova nel Museo delle antichità Etrusche e Italiche a Roma;
  4. Pavatarchies in Specchio di Cortona ora al Museo Archeologici di Firenze. Testo di riferimento: Massimo Pallottino, Uno Specchio di Tuscania e la Leggenda Etrusca di Tarchon, Rendiconti della R. Acc. dei Lincei, Roma, 1930.
  5. Aruspice che guarda il Fegato su Lapis Auguralis, in una placca bronzea, 400-375 a.C., Museo Allan Pierson di Amsterdam.
  6. Aruspice che guarda il Cielo su Lapis Auguralis, in una placca bronzea del V sec. a.C., Museo Allard Pierson di Amsterdam Esistono due placche quasi identiche anche al Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate di Arezzo.
  7. Dettaglio di Aruspice con Lituus dall’affresco della Tomba degli auguri di Tarquinia.
  8. Statuetta di Aruspice in bronzo, IV sec. a.C., Roma, Museo Gregoriano Etrusco,Palazzi Vaticani.
  9. Aruspice Chalchas che esamina un fegato,con le sembianze di un vecchio genio alato, su specchio etrusco del V sec. a. C., Museo Gregoriano Etrusco. Roma, Palazzi vaticani;

FONTI CLASSICHE:

  1. Cicerone, (106 a.C. – 43 a.C.), De Divinatione, II, 23 «Vediamo l’origine dell’aruspicìna; così giudicheremo nel modo più facile quale autorità essa abbia. Si dice che un contadino, mentre arava la terra nel territorio di Tarquinia, fece un solco più profondo del solito; da esso balzò su all’improvviso, un certo Tagete e rivolse la parola all’aratore. Questo Tagete, a quanto si legge nei libri degli etruschi, aveva l’aspetto di un bambino, ma il senno di un vecchio. Essendo rimasto stupito da questa apparizione il contadino, e avendo levato un alto grido di meraviglia, accorse molta gente, e in poco tempo tutta l’Etruria si radunò colà. Allora Tagete parlò a lungo dinanzi alla folla degli ascoltatori, i quali stettero a sentire con attenzione tutte le sue parole e le misero poi per iscritto. L’intero suo discorso fu quello in cui era contenuta la scienza dell’aruspicìna; essa poi si accrebbe con la conoscenza di altre cose che furono ricondotte a quegli stessi principi. Ciò abbiamo appreso dagli etruschi stessi, quegli scritti essi conservano, quelli considerano come la fonte della loro dottrina.»
  2. Ovidio, (43 a.C. – 17 d.C.) Metamorfosi, 15, 558 «Quel prodigio impressionò le ninfe, e lo stesso figlio dell’Amazzone rimase stupito, come quell’etrusco che arando vide fra i campi una zolla portentosa prima muoversi da sola, senza che alcuno la spostasse, poi assumere forma d’uomo, perdendo quella di zolla, e schiudere le labbra appena nate per rivelare il destino: gli indigeni lo chiamarono Tagete e fu il primo ad insegnare il modo di prevedere il futuro alla gente d’Etruria.»
  3. Festo, (II d.C.), Compendio del De verborum significatione di Verrio Flacco, s.v. Tages, «Si chiama Tagete il figlio di Genio e nipote di Giove. Si dice che da fanciullo diede l’insegnamento dell’aruspicina ai dodici popoli dell’Etruria.»
  4. Censorino, (III sec. d.C.), De Die Natali, IV, 13 « […] Dicono che nel territorio di Tarquinia, mentre si arava, sia stato tratto fuori dalla terra un fanciullo divino di nome Tagete il quale cantò la disciplina aruspicina che i lucumoni regnanti allora in Etruria scrissero accuratamente.»
  5. Ammiano Marcellino, (IV sec. d.C.), XXIII, 5,10.
  6. Giovanni Lido, (490 d.C. – 557 d.C.) De ostentis, II, 6, B., «Dice, dunque, Tarconte in questo scritto (che alcuni pensano sia di Tagete, poiché lì, come in una specie di dialogo, Tarconte domanda e Tagete risponde …), che un tempo, mentre lavorava la terra, gli capitò un fatto meraviglioso, tale che non aveva mai udito che fosse accaduto a nessuno in nessun tempo. Dal solco uscì un bambino che sembrava neonato, non privo, però, di denti e di altri segni dell’età matura. Questo bambino dunque era Tagete, che presso i Greci è anche Hermes ctonio, come in un luogo afferma anche Proclo Diadoco… Tarconte, dunque, il più antico, poiché vi fu anche il recente che guerreggiò ai tempi di Enea, sollevato il bambino e collocatolo nei luoghi sacri, pensò di imparare da lui qualcosa sulle cose segrete. Ottenuto poi ciò che aveva chiesto, compose un libro delle cose trattate, nel quale Tarconte interroga nella lingua comune degli Itali e Tagete risponde attenendosi alle lettere antiche e poco comprensibili a noi.»
  7. Isidoro di Siviglia, (560 d.C. – 636 d.C.) Ethymologiae, VII, 9. «Dicono che l’arte dell’aruspicina sia stata tramandata agli Etruschi da un certo Tagete. Questi dettò anche l’aruspicina… e poi non apparve più …. Poiché si dice favolosamente che mentre un contadino arava, subito costui saltò fuori dalle zolle, dettò l’aruspicina e nello stesso giorno morì. I Romani tradussero questi libri dalla lingua tusca nella loro propria.»
  8. Commento bernese a Lucano, (Schol. ad Lucan.) 1, 636. «Tages, in lingua etrusca vuol dire “voce mandata fuori dalla terra”. Si dice che questo Tagete nacque all’improvviso mentre si lavorava la terra. Egli scrisse i libri delle profezie. Tagete. Dicono che la scienza dell’aruspicina fu proclamata in Etruria. Si dice che Tarquinio, il flamine Diale (sacerdote di Giove), mentre arava per fare la semina, scavò il figlio di Genio e nipote di Giove. Egli dettò la scienza dell’aruspicina ai dodici figli dei principi e poi non comparve più. Poiché nacque dalla terra fu chiamato Tagete (Tages), “apò tès gès” che in etrusco vale “voce mandata fuori dalla terra”. »

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